GenTLe
2006-02-18 15:17:42 UTC
Liberamente nonché brutalmente copiato da "Il bar sotto il mare" di S. Benni
(avevo da testà il software di OCR ;-))
Il nostro quartiere sta proprio dietro la stazione. Un giorno un treno ci
porterà via, oppure saremo noi a portar via un treno. Perché il nostro
quartiere si chiama Manolenza, entri che ce l'hai ed esci senza. Senza cosa?
Senza autoradio, senza portafogli, senza dentiera, senza orecchini, senza
gomme dell'auto. Anche le gomme da masticare ti portano via se non stai
attento: ci sono dei bambini che lavorano in coppia, uno ti da un calcio
nelle palle, tu sputi la gomma e l'altro la prende al volo. Questo per dare
un'idea.
In questo quartiere sono nati Pronto Soccorso e Beauty Case. Pronto Soccorso
è un bel tipetto di sedici anni. Il babbo fa l'estetista di pneumatici,
cioè ruba gomme nuove e le vende al posto delle vecchie. La mamma ha una
latteria, la latteria più piccola del mondo. Praticamente un frigo. Pronto
è stato concepito lì dentro, a dieci gradi sotto zero. Quando è nato invece
che nella culla l'hanno messo in forno a sgelare.
Fin da piccolo Pronto Soccorso aveva la passione dei motori. Quando il
padre lo portava con sé al lavoro, cioè a rubare le gomme, lo posteggiava
dentro il cofano della macchina. Cosi Pronto passò gran parte della
giovinezza sdraiato in
mezzo ai pistoni, e la meccanica non ebbe più misteri per lui. A sei anni si
costruì da solo un triciclo azionato da un frullatore. Faceva venti
chilometri con un litro di frappe: dovette smontarlo quando la mamma si
accorse che le fregava il latte.
Allora rubò la prima moto, una Guzzi Imperiai Black Mammuth 6700. Per
arrivare ai pedali guidava aggrappato sotto al serbatoio, come un koala alla
madre: e la Guzzi sembrava il vascello fantasma, perché non si vedeva chi
era alla guida.
Subito dopo Pronto costruì la prima moto truccata, la Lambroturbo. Era una
comune lambretta ma con alcune modifiche faceva i duecentosessanta. Fu
allora che lo chiamammo Pronto Soccorso. In un anno si imbussò col
motorino duecentoquindici volte, sempre in modi diversi. Andava su una
ruota sola e la forava, sbandava in curva, in rettilineo, sulla ghiaia e sul
bagnato, cadeva da fermo, perforava i funerali, volava giù dai ponti,
segava gli alberi. Ormai in ospedale i medici erano così abituati a vederlo
che se mancava di presentarsi una settimana telefonavano a casa per avere
notizie.
Ma Pronto era come un gatto: cadeva, rimbalzava e proseguiva. A volte dopo
esser caduto continuava a strisciare per chilometri: era una sua
particolarità. Lo vedevamo arrivare rotolando dal fondo della strada fino
ai tavolini del bar.
- Sono caduto a Forlì - spiegava.
- Beh, l'importante è arrivare - dicevo io.
Beauty Case aveva quindici anni ed era figlia di una sarta e di un ladro di
Tir. Il babbo era in galera perché aveva rubato un camion di maiali e lo
avevano preso mentre cercava di venderli casa per casa, fìeauty Case
lavorava da aspirante parrucchiera ed era un tesoro di ragazza. Si chiamava
così perché era piccola piccola, ma non le mancava niente. Era tutta
curvettine deliziose e non c'era uno nel quartiere che non avesse provato a
tampinarla, ma lei era così piccola che riusciva sempre a sgusciar via.
Era una sera di prima estate, quando dopo un lungo letargo gli alluci
vedono finalmente la luce fuori dai sandali. Pronto Soccorso gironzolava
tutto pieno di cerotti e croste
sulla Lambroturbo e un chilometro più in là Beauty mangiava un gelato su
una panchina.
Aggiungo tre particolari:
Uno: in estate Beauty portava delle minigonne che la mamma le faceva con le
vecchie cravatte del babbo. Con una cravatta gliene faceva tre.
Due: quando Beauty si sedeva, accavallava le gambe come neanche la più topa
delle top model, le accavallava che una faceva le carezze all'altra, e aveva
delle bellissime gambe con la caviglia snella e scarpini rossi con un tacco
che ti si infilzava dritto nel cuore,
Tre: quando Beauty leccava un gelato, tutto il quartiere si fermava. Avete
presente il film quando Biancaneve canta nella foresta, e si ritrova
intorno tutti i coniglietti e i daini e le tortore e i pappataci che cantano
con lei? Bene, la scena era uguale, con Beauty al centro che leccava il suo
misto da mille e tutto intorno ragazzini ragazzacci e vecchioni che
muovevano la lingua a tempo, perché venivano tutti i pensieri del mondo,
dai quasi casti ai quasi reato.
Allora, dicevamo che era una sera di prima estate e gli uccellini stavano
sugli alberi senza cinguettare perché col casino che faceva la moto di
Pronto era fatica sprecata. Si udì da lontano la famosa accelerata in
quattro tempi andante mosso allegretto scarburato e poi Pronto arrivò nel
vialetto dei giardini guidando senza mani e con un piede che strisciava per
terra, se no non era abbastanza pericoloso. Vide Beauty e cacciò
un'inchiodata storica. L'inchiodata per la verità non ci fu perché, per
motivi di principio, Pronto non frenava mai. La prima cosa che faceva quando
truccava un motorino era togliere i freni. "Così non mi viene la tentazione"
diceva.
Quindi Pronto andò dritto e finì sullo scivolo dei bambini, decollò verso
l'alto, rimbalzò sul telone del bar, finì al primo piano di un
appartamento, sgasò nel tinello, investì un frigorifero, uscì nel terrazzo,
piombò giù in strada, carambolò contro un bidone della spazzatura, sfondò
la portiera di una macchina, uscì dall'altra e si fermò contro un platano.
- Ti sei fatto male? - disse Beauty.
- No - disse Pronto. - Tutto calcolato.
Beauty fece "ah" con la lingua mirtillata in bella vista. Restarono alcuni
istanti a guardarsi, poi Pronto disse:
- Bella la tua minigonna a pallini. E Beauty disse:
- Belli i tuoi pantaloni di pelle.
Quali pantaloni? stava per chiedere Pronto. Poi si guardò le gambe: erano
talmente piene di crostoni, cicatrici e grattugiate sull'asfalto che
sembrava avesse le braghe di pelle. Invece aveva le braghe corte.
- Sono un modello Strade di Fuoco - disse. - Vuoi fare un giro in moto?
Beauty ingoiò il gelato in un colpo solo, che era il suo modo per dire di
sì. Mentre saliva sulla moto, roteò la gamba interrompendo la pace dei sensi
di diversi vecchietti. Poi si strinse forte al petto di Pronto e disse:
- Ma tu la sai guidare la moto?
A quelle parole Pronto fece un sorriso da entrare nella storia, sgasò una
nube di benzoleone e partì zigzagando con-tromano. Chi lo vide, quel giorno,
dice che faceva almeno i duecentottanta. La forza dell'amore! Si sentiva il
rumore di quel tornado che passava, e non si vedeva che un lampo di stella
filante. Pronto curvava così piegato che invece dei moscerini in faccia
doveva stare attento ai lombrichi. E Beauty non aveva neanche un po' di
paura, anzi strillava di gioia. Fu allora che lui capì che era la donna
della sua vita.
Quando Pronto arrivò davanti a casa di Beauty, impennò la moto e Beauty volò
attraverso la finestra, precisa sulla poltrona del salotto. La mamma se la
vide davanti e disse:
- Dov'eri che non ti ho neanche sentita rientrare?
In quello stesso momento si udì il rumore di Pronto che si fermava contro la
saracinesca di un garage. Si tirò su: la moto aveva perso una ruota e il
serbatoio. Roba da ridere: si riempì la bocca di benzina e tornò a casa su
una ruota sola sputando un sorso alla volta nel carburatore.
Si stese sul letto e dichiarò a quattro scarafaggi:
- Sono innamorato.
- E di chi? - chiesero quelli.
- Di Beauty Case.
- Bella gnocca - dissero in coro gli scarafaggi, che dalle nostre parti
parlano piuttosto colorito.
La sera dopo Pronto e'Beauty uscirono di nuovo insieme. Dopo trenta secondi
Pronto chiese se poteva baciarla. Beauty ingoiò il gelato.
Iniziarono a baciarsi alle nove e un quarto e stando ad alcuni testimoni il
primo a respirare fu Pronto alle due di notte.
- Baci bene, dove hai impara... - voleva dire, ma Beauty gli si era
incollata di nuovo e finirono alle sei di mattina.
Quando tornò a casa e la mamma chiese "Cos'hai fatto con quel ragazzo del
motorino?" Beauty disse: "Niente mamma, solo due baci." Non mentiva, la
ragazza.
Così l'amore tra i due illuminò il nostro quartiere, e ci sentivamo così
felici che quasi non rubavamo più.
Sì, eravamo tutti dei cittadini modello o quasi, finché un brutto giorno non
arrivò nel quartiere Joe Blocchetto, l'asso degli agenti della Polstrada.
Arrivò con la divisa di cuoio nera, stivali sadomaso e occhiali neri. Sopra
il casco portava la scritta: "Dio sa dò che fai ogni ora, io quanto fai
all'ora. "
Ogni motorizzato della città tremava quando sentiva il nome di Joe
Blocchetto. Non c'era mezzo al mondo che lui non avesse multato. Quando
capitava in una strada dove c'erano auto in sosta vietata, estraeva il
blocchetto e sparava multe come un mitra. Tutti, prima di parcheggiare,
guardavano se Joe Blocchetto sostava nei paraggi. Se non c'era, facevano
la marcia indietro e quando si voltavano trovavano già la multa sul
tergicristallo. Così colpiva veloce e invisibile Joe Blocchetto, l'uomo che
aveva multato un carro armato perché non aveva i cingoli di scorta.
Joe arrivò una sera nel quartiere sulla sua Misubishi Mu-stang blindata, una
moto giapponese da duecento all'ora. Al suo passaggio i tergicristalli delle
auto si rattrappivano per la paura, e le gomme si sgonfiavano. Posteggiò
davanti al bar ed entrò. Si sfilò lentamente i guanti guardandoci con aria
di
sfida. Alla cintura gli vedemmo i due blocchetti per le multe, calibro
cinquantamila.
- Qualcuno di voi - disse - conosce un certo Pronto Soccorso che si diverte
a correre da queste parti?
Nessuno rispose. Nel silenzio Blocchetto fece risuonare gli stivali sul
pavimento, e si fermò alle spalle di un giocatore di carte.
- Lei è il signor Podda Angelo, proprietario di un'auto targata CRT 567734?
- Sì - ammise il giocatore di carte.
- Tre anni fa io la multai perché aveva le gomme lisce. Dissi che se non le
cambiava la prossima volta le avrei ritirato la patente.
Nulla sfuggiva alla memoria di Joe Blocchetto.
- Allora - incalzò l'agente, implacabile - vuole dirmi dove posso trovare
Pronto Soccorso o andiamo a dare una controllatina alla sua auto?
- Parlerò - disse il giocatore. - Pronto passa tutte le sere all'incrocio di
via Bulganin con la quarantaduesima.
Era la verità. Dopo essere andato a prendere Beauty, tutte le sere Pronto
attraversava il grande incrocio. Passava col rosso a una velocità vicina ai
centocinquanta, con Beauty dietro che sventolava come un fazzoletto.
A quell'incrocio si mise in agguato Joe Blocchetto. Nascondersi era una sua
specialità. Sul cavalcavia proprio sopra l'incrocio c'era il cartellone
pubblicitario di uno spumante. Lo slogan diceva: "Sapore per pochi." Era una
foto di nobi-luomini e nobildonne che sorseggiavano coppe in un grande
giardino. Sullo sfondo una villa settecentesca, e sullo sfondo ancora le
officine Bazzocchi fumanti e puzzolenti: quella non era pubblicità, era il
nostro quartiere. Appena messo su il cartellone era stato affumicato dai
miasmi industriali, e i nobiluo-mini e le nobildonne erano neri di polvere e
intossicati e sembravano dire: meno male che è un sapore per pochi.
Guardando bene la fotografia, tra i signori in smoking e le signore in
lungo, si poteva notare dietro il buffet un volto inconfondibile con gli
occhiali neri. Era Joe Blocchetto mimetizzato.
Quella sera come tutte le sere Pronto Soccorso passò sotto la finestra di
Beauty e la chiamò con un fischio. Beauty si lanciò dalla finestra
atterrando sulla moto. Erano ormai abilissimi in questa manovra. Quando
arrivarono all'incrocio, il semaforo era rosso. Appena Pronto lo vide lanciò
la moto a tutta manetta. Fu allora che ci fu movimento nel cartellone
pubblicitario e si vide Joe Blocchetto farsi largo tra la gente in abito da
sera, ribaltare un vassoio di bicchieri e saltar giù nella strada.
Mancavano meno di cento metri all'incrocio. Pronto vide Joe attenderlo coi
due blocchetti di multe puntati e non esitò. Frenò con i piedi e fece
girare la Lambroturbo su se stessa. Mentre la moto ruotava vertiginosamente
e mandava scintille, continuava a frenare con tutto: con le mani, con la
borsetta di Beauty, con le chiappe, con un cacciavite che piantava
nell'asfalto, con i denti. Uno spettacolo impressionante: il rumore era
quello di una fresa, volavano in aria pezzi di strada e brandelli di moto.
Ma Pronto Soccorso fu grande. Con un'ultima sbandata azzannò l'asfalto e si
fermò esattamente con la ruota sulla striscia pedonale.
Joe Blocchetto ingoiò la bile e si avvicinò lentamente. La moto fumava come
una locomotiva e le gomme erano fuse. Joe Blocchetto girò un po' intorno e
poi disse:
- Gomme un po' lisce, vero?
- Quella moto le ha più lisce di me - disse Pronto.
- Quale moto? - disse Blocchetto, e si girò. Quando si rigirò Pronto aveva
già montato due gomme nuove.
Ma Blocchetto non si diede per vinto.
- Su questa moto non si può andare in due.
- E mica siamo in due.
Era vero. Non c'era più traccia di Beauty. Joe Blocchetto la cercò sotto il
serbatoio, ma non la trovò. Beauty si era infilata nella marmitta. Ma non
resistette al calore e dopo un po' schizzò fuori mezzo arrostita.
Joe Blocchetto lanciò un urlo di trionfo.
- Duecentomila di multa più il ritiro della patente più le responsabilità
penali con la signorina minorenne. Hai chiuso con la moto, Pronto Soccorso!
Dal cavalcavia dove osservavamo la scena, rabbrividimmo. Pronto senza moto
era come un fiore senza terra. Sarebbe avvizzito. E con lui quell'amore di
cui tutti eravamo fieri. Che fare?
Joe aveva già appoggiato la penna sul blocchetto fatale quando sentì un
rumore di clacson. Si voltò e...
Tutta la strada era piena di auto. Alcune erano posteggiate contromano,
altre sul marciapiede: c'era chi l'aveva messa verticale appoggiata a un
albero, chi sopra il tetto di un'altra. Due auto erano posteggiate a
sandwich intorno alla moto di Joe Blocchetto, una stava a ruote all'aria in
mezzo al ponte con la scritta "Torno subito". Due camionisti facevano a
co-date con i rimorchi in mezzo allo svincolo dell'autostrada. I vecchi del
quartiere erano usciti con biciclette anteguerra e guidavano chi senza mani,
chi con un piede sul manubrio, chi in gruppi piramidali di cinque: sembrava
il carosello dei carabinieri. Completavano il quadro una vecchietta che
guidava una mietitrebbia e sei gemelli su una bicicletta senza freni.
Joe Blocchetto prese a tremare come se avesse la malaria. Era in aspra
tenzone con se stesso. Da una parte c'era Pronto in trappola, dall'altra la
più spaventosa serie di infrazioni mai vista a memoria di vigile. La
mascella gli andava su e giù come un pistone.
Ed ecco che gli passò vicino un cieco su una Maserati rubata senza
marmitta, gli sgasò in faccia e disse:
- Ehi pulismano, dov'è una bella strada frequentata da far due belle pieghe
a tutta manetta?
Joe Blocchetto si portò il fischietto alla bocca, ma non riuscì a cavarne
alcun suono. Stramazzò al suolo. Avevamo vìnto.
Ora Joe Blocchetto è stato dimesso dal manicomio e dirige un autoscontro al
Luna-Park.
Pronto e Beauty si sono sposati e hanno messo su un'officina.
Lui trucca le auto, lei le pettina.
(avevo da testà il software di OCR ;-))
Il nostro quartiere sta proprio dietro la stazione. Un giorno un treno ci
porterà via, oppure saremo noi a portar via un treno. Perché il nostro
quartiere si chiama Manolenza, entri che ce l'hai ed esci senza. Senza cosa?
Senza autoradio, senza portafogli, senza dentiera, senza orecchini, senza
gomme dell'auto. Anche le gomme da masticare ti portano via se non stai
attento: ci sono dei bambini che lavorano in coppia, uno ti da un calcio
nelle palle, tu sputi la gomma e l'altro la prende al volo. Questo per dare
un'idea.
In questo quartiere sono nati Pronto Soccorso e Beauty Case. Pronto Soccorso
è un bel tipetto di sedici anni. Il babbo fa l'estetista di pneumatici,
cioè ruba gomme nuove e le vende al posto delle vecchie. La mamma ha una
latteria, la latteria più piccola del mondo. Praticamente un frigo. Pronto
è stato concepito lì dentro, a dieci gradi sotto zero. Quando è nato invece
che nella culla l'hanno messo in forno a sgelare.
Fin da piccolo Pronto Soccorso aveva la passione dei motori. Quando il
padre lo portava con sé al lavoro, cioè a rubare le gomme, lo posteggiava
dentro il cofano della macchina. Cosi Pronto passò gran parte della
giovinezza sdraiato in
mezzo ai pistoni, e la meccanica non ebbe più misteri per lui. A sei anni si
costruì da solo un triciclo azionato da un frullatore. Faceva venti
chilometri con un litro di frappe: dovette smontarlo quando la mamma si
accorse che le fregava il latte.
Allora rubò la prima moto, una Guzzi Imperiai Black Mammuth 6700. Per
arrivare ai pedali guidava aggrappato sotto al serbatoio, come un koala alla
madre: e la Guzzi sembrava il vascello fantasma, perché non si vedeva chi
era alla guida.
Subito dopo Pronto costruì la prima moto truccata, la Lambroturbo. Era una
comune lambretta ma con alcune modifiche faceva i duecentosessanta. Fu
allora che lo chiamammo Pronto Soccorso. In un anno si imbussò col
motorino duecentoquindici volte, sempre in modi diversi. Andava su una
ruota sola e la forava, sbandava in curva, in rettilineo, sulla ghiaia e sul
bagnato, cadeva da fermo, perforava i funerali, volava giù dai ponti,
segava gli alberi. Ormai in ospedale i medici erano così abituati a vederlo
che se mancava di presentarsi una settimana telefonavano a casa per avere
notizie.
Ma Pronto era come un gatto: cadeva, rimbalzava e proseguiva. A volte dopo
esser caduto continuava a strisciare per chilometri: era una sua
particolarità. Lo vedevamo arrivare rotolando dal fondo della strada fino
ai tavolini del bar.
- Sono caduto a Forlì - spiegava.
- Beh, l'importante è arrivare - dicevo io.
Beauty Case aveva quindici anni ed era figlia di una sarta e di un ladro di
Tir. Il babbo era in galera perché aveva rubato un camion di maiali e lo
avevano preso mentre cercava di venderli casa per casa, fìeauty Case
lavorava da aspirante parrucchiera ed era un tesoro di ragazza. Si chiamava
così perché era piccola piccola, ma non le mancava niente. Era tutta
curvettine deliziose e non c'era uno nel quartiere che non avesse provato a
tampinarla, ma lei era così piccola che riusciva sempre a sgusciar via.
Era una sera di prima estate, quando dopo un lungo letargo gli alluci
vedono finalmente la luce fuori dai sandali. Pronto Soccorso gironzolava
tutto pieno di cerotti e croste
sulla Lambroturbo e un chilometro più in là Beauty mangiava un gelato su
una panchina.
Aggiungo tre particolari:
Uno: in estate Beauty portava delle minigonne che la mamma le faceva con le
vecchie cravatte del babbo. Con una cravatta gliene faceva tre.
Due: quando Beauty si sedeva, accavallava le gambe come neanche la più topa
delle top model, le accavallava che una faceva le carezze all'altra, e aveva
delle bellissime gambe con la caviglia snella e scarpini rossi con un tacco
che ti si infilzava dritto nel cuore,
Tre: quando Beauty leccava un gelato, tutto il quartiere si fermava. Avete
presente il film quando Biancaneve canta nella foresta, e si ritrova
intorno tutti i coniglietti e i daini e le tortore e i pappataci che cantano
con lei? Bene, la scena era uguale, con Beauty al centro che leccava il suo
misto da mille e tutto intorno ragazzini ragazzacci e vecchioni che
muovevano la lingua a tempo, perché venivano tutti i pensieri del mondo,
dai quasi casti ai quasi reato.
Allora, dicevamo che era una sera di prima estate e gli uccellini stavano
sugli alberi senza cinguettare perché col casino che faceva la moto di
Pronto era fatica sprecata. Si udì da lontano la famosa accelerata in
quattro tempi andante mosso allegretto scarburato e poi Pronto arrivò nel
vialetto dei giardini guidando senza mani e con un piede che strisciava per
terra, se no non era abbastanza pericoloso. Vide Beauty e cacciò
un'inchiodata storica. L'inchiodata per la verità non ci fu perché, per
motivi di principio, Pronto non frenava mai. La prima cosa che faceva quando
truccava un motorino era togliere i freni. "Così non mi viene la tentazione"
diceva.
Quindi Pronto andò dritto e finì sullo scivolo dei bambini, decollò verso
l'alto, rimbalzò sul telone del bar, finì al primo piano di un
appartamento, sgasò nel tinello, investì un frigorifero, uscì nel terrazzo,
piombò giù in strada, carambolò contro un bidone della spazzatura, sfondò
la portiera di una macchina, uscì dall'altra e si fermò contro un platano.
- Ti sei fatto male? - disse Beauty.
- No - disse Pronto. - Tutto calcolato.
Beauty fece "ah" con la lingua mirtillata in bella vista. Restarono alcuni
istanti a guardarsi, poi Pronto disse:
- Bella la tua minigonna a pallini. E Beauty disse:
- Belli i tuoi pantaloni di pelle.
Quali pantaloni? stava per chiedere Pronto. Poi si guardò le gambe: erano
talmente piene di crostoni, cicatrici e grattugiate sull'asfalto che
sembrava avesse le braghe di pelle. Invece aveva le braghe corte.
- Sono un modello Strade di Fuoco - disse. - Vuoi fare un giro in moto?
Beauty ingoiò il gelato in un colpo solo, che era il suo modo per dire di
sì. Mentre saliva sulla moto, roteò la gamba interrompendo la pace dei sensi
di diversi vecchietti. Poi si strinse forte al petto di Pronto e disse:
- Ma tu la sai guidare la moto?
A quelle parole Pronto fece un sorriso da entrare nella storia, sgasò una
nube di benzoleone e partì zigzagando con-tromano. Chi lo vide, quel giorno,
dice che faceva almeno i duecentottanta. La forza dell'amore! Si sentiva il
rumore di quel tornado che passava, e non si vedeva che un lampo di stella
filante. Pronto curvava così piegato che invece dei moscerini in faccia
doveva stare attento ai lombrichi. E Beauty non aveva neanche un po' di
paura, anzi strillava di gioia. Fu allora che lui capì che era la donna
della sua vita.
Quando Pronto arrivò davanti a casa di Beauty, impennò la moto e Beauty volò
attraverso la finestra, precisa sulla poltrona del salotto. La mamma se la
vide davanti e disse:
- Dov'eri che non ti ho neanche sentita rientrare?
In quello stesso momento si udì il rumore di Pronto che si fermava contro la
saracinesca di un garage. Si tirò su: la moto aveva perso una ruota e il
serbatoio. Roba da ridere: si riempì la bocca di benzina e tornò a casa su
una ruota sola sputando un sorso alla volta nel carburatore.
Si stese sul letto e dichiarò a quattro scarafaggi:
- Sono innamorato.
- E di chi? - chiesero quelli.
- Di Beauty Case.
- Bella gnocca - dissero in coro gli scarafaggi, che dalle nostre parti
parlano piuttosto colorito.
La sera dopo Pronto e'Beauty uscirono di nuovo insieme. Dopo trenta secondi
Pronto chiese se poteva baciarla. Beauty ingoiò il gelato.
Iniziarono a baciarsi alle nove e un quarto e stando ad alcuni testimoni il
primo a respirare fu Pronto alle due di notte.
- Baci bene, dove hai impara... - voleva dire, ma Beauty gli si era
incollata di nuovo e finirono alle sei di mattina.
Quando tornò a casa e la mamma chiese "Cos'hai fatto con quel ragazzo del
motorino?" Beauty disse: "Niente mamma, solo due baci." Non mentiva, la
ragazza.
Così l'amore tra i due illuminò il nostro quartiere, e ci sentivamo così
felici che quasi non rubavamo più.
Sì, eravamo tutti dei cittadini modello o quasi, finché un brutto giorno non
arrivò nel quartiere Joe Blocchetto, l'asso degli agenti della Polstrada.
Arrivò con la divisa di cuoio nera, stivali sadomaso e occhiali neri. Sopra
il casco portava la scritta: "Dio sa dò che fai ogni ora, io quanto fai
all'ora. "
Ogni motorizzato della città tremava quando sentiva il nome di Joe
Blocchetto. Non c'era mezzo al mondo che lui non avesse multato. Quando
capitava in una strada dove c'erano auto in sosta vietata, estraeva il
blocchetto e sparava multe come un mitra. Tutti, prima di parcheggiare,
guardavano se Joe Blocchetto sostava nei paraggi. Se non c'era, facevano
la marcia indietro e quando si voltavano trovavano già la multa sul
tergicristallo. Così colpiva veloce e invisibile Joe Blocchetto, l'uomo che
aveva multato un carro armato perché non aveva i cingoli di scorta.
Joe arrivò una sera nel quartiere sulla sua Misubishi Mu-stang blindata, una
moto giapponese da duecento all'ora. Al suo passaggio i tergicristalli delle
auto si rattrappivano per la paura, e le gomme si sgonfiavano. Posteggiò
davanti al bar ed entrò. Si sfilò lentamente i guanti guardandoci con aria
di
sfida. Alla cintura gli vedemmo i due blocchetti per le multe, calibro
cinquantamila.
- Qualcuno di voi - disse - conosce un certo Pronto Soccorso che si diverte
a correre da queste parti?
Nessuno rispose. Nel silenzio Blocchetto fece risuonare gli stivali sul
pavimento, e si fermò alle spalle di un giocatore di carte.
- Lei è il signor Podda Angelo, proprietario di un'auto targata CRT 567734?
- Sì - ammise il giocatore di carte.
- Tre anni fa io la multai perché aveva le gomme lisce. Dissi che se non le
cambiava la prossima volta le avrei ritirato la patente.
Nulla sfuggiva alla memoria di Joe Blocchetto.
- Allora - incalzò l'agente, implacabile - vuole dirmi dove posso trovare
Pronto Soccorso o andiamo a dare una controllatina alla sua auto?
- Parlerò - disse il giocatore. - Pronto passa tutte le sere all'incrocio di
via Bulganin con la quarantaduesima.
Era la verità. Dopo essere andato a prendere Beauty, tutte le sere Pronto
attraversava il grande incrocio. Passava col rosso a una velocità vicina ai
centocinquanta, con Beauty dietro che sventolava come un fazzoletto.
A quell'incrocio si mise in agguato Joe Blocchetto. Nascondersi era una sua
specialità. Sul cavalcavia proprio sopra l'incrocio c'era il cartellone
pubblicitario di uno spumante. Lo slogan diceva: "Sapore per pochi." Era una
foto di nobi-luomini e nobildonne che sorseggiavano coppe in un grande
giardino. Sullo sfondo una villa settecentesca, e sullo sfondo ancora le
officine Bazzocchi fumanti e puzzolenti: quella non era pubblicità, era il
nostro quartiere. Appena messo su il cartellone era stato affumicato dai
miasmi industriali, e i nobiluo-mini e le nobildonne erano neri di polvere e
intossicati e sembravano dire: meno male che è un sapore per pochi.
Guardando bene la fotografia, tra i signori in smoking e le signore in
lungo, si poteva notare dietro il buffet un volto inconfondibile con gli
occhiali neri. Era Joe Blocchetto mimetizzato.
Quella sera come tutte le sere Pronto Soccorso passò sotto la finestra di
Beauty e la chiamò con un fischio. Beauty si lanciò dalla finestra
atterrando sulla moto. Erano ormai abilissimi in questa manovra. Quando
arrivarono all'incrocio, il semaforo era rosso. Appena Pronto lo vide lanciò
la moto a tutta manetta. Fu allora che ci fu movimento nel cartellone
pubblicitario e si vide Joe Blocchetto farsi largo tra la gente in abito da
sera, ribaltare un vassoio di bicchieri e saltar giù nella strada.
Mancavano meno di cento metri all'incrocio. Pronto vide Joe attenderlo coi
due blocchetti di multe puntati e non esitò. Frenò con i piedi e fece
girare la Lambroturbo su se stessa. Mentre la moto ruotava vertiginosamente
e mandava scintille, continuava a frenare con tutto: con le mani, con la
borsetta di Beauty, con le chiappe, con un cacciavite che piantava
nell'asfalto, con i denti. Uno spettacolo impressionante: il rumore era
quello di una fresa, volavano in aria pezzi di strada e brandelli di moto.
Ma Pronto Soccorso fu grande. Con un'ultima sbandata azzannò l'asfalto e si
fermò esattamente con la ruota sulla striscia pedonale.
Joe Blocchetto ingoiò la bile e si avvicinò lentamente. La moto fumava come
una locomotiva e le gomme erano fuse. Joe Blocchetto girò un po' intorno e
poi disse:
- Gomme un po' lisce, vero?
- Quella moto le ha più lisce di me - disse Pronto.
- Quale moto? - disse Blocchetto, e si girò. Quando si rigirò Pronto aveva
già montato due gomme nuove.
Ma Blocchetto non si diede per vinto.
- Su questa moto non si può andare in due.
- E mica siamo in due.
Era vero. Non c'era più traccia di Beauty. Joe Blocchetto la cercò sotto il
serbatoio, ma non la trovò. Beauty si era infilata nella marmitta. Ma non
resistette al calore e dopo un po' schizzò fuori mezzo arrostita.
Joe Blocchetto lanciò un urlo di trionfo.
- Duecentomila di multa più il ritiro della patente più le responsabilità
penali con la signorina minorenne. Hai chiuso con la moto, Pronto Soccorso!
Dal cavalcavia dove osservavamo la scena, rabbrividimmo. Pronto senza moto
era come un fiore senza terra. Sarebbe avvizzito. E con lui quell'amore di
cui tutti eravamo fieri. Che fare?
Joe aveva già appoggiato la penna sul blocchetto fatale quando sentì un
rumore di clacson. Si voltò e...
Tutta la strada era piena di auto. Alcune erano posteggiate contromano,
altre sul marciapiede: c'era chi l'aveva messa verticale appoggiata a un
albero, chi sopra il tetto di un'altra. Due auto erano posteggiate a
sandwich intorno alla moto di Joe Blocchetto, una stava a ruote all'aria in
mezzo al ponte con la scritta "Torno subito". Due camionisti facevano a
co-date con i rimorchi in mezzo allo svincolo dell'autostrada. I vecchi del
quartiere erano usciti con biciclette anteguerra e guidavano chi senza mani,
chi con un piede sul manubrio, chi in gruppi piramidali di cinque: sembrava
il carosello dei carabinieri. Completavano il quadro una vecchietta che
guidava una mietitrebbia e sei gemelli su una bicicletta senza freni.
Joe Blocchetto prese a tremare come se avesse la malaria. Era in aspra
tenzone con se stesso. Da una parte c'era Pronto in trappola, dall'altra la
più spaventosa serie di infrazioni mai vista a memoria di vigile. La
mascella gli andava su e giù come un pistone.
Ed ecco che gli passò vicino un cieco su una Maserati rubata senza
marmitta, gli sgasò in faccia e disse:
- Ehi pulismano, dov'è una bella strada frequentata da far due belle pieghe
a tutta manetta?
Joe Blocchetto si portò il fischietto alla bocca, ma non riuscì a cavarne
alcun suono. Stramazzò al suolo. Avevamo vìnto.
Ora Joe Blocchetto è stato dimesso dal manicomio e dirige un autoscontro al
Luna-Park.
Pronto e Beauty si sono sposati e hanno messo su un'officina.
Lui trucca le auto, lei le pettina.
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GenTLe ...di Varese, provincia.
TL1000S + Mito 125 per la pista
La mia HP: http://digilander.iol.it/thegentle/index.htm
Non c'è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo (Bud Spencer)
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