Kotor
2006-01-17 14:09:13 UTC
Ciao a tutti, da modesto lurkatore, mi permetto di proporre un breve
resoconto della prova della GSR 600, sperando che a qualcuno interessi.
La mattinata è fredda ma un tenero sole invernale invoglia a far finta di
essere già in primavera. Arrivato in concessionaria Suzuki, svolte le
formalità di rito, ci si presenta in tutta la sua novità la moto da provare.
Prima impressione, carina, ma meno attraente del book fotografico.
L'estetica lascia posto ad un tentativo di rimarginare vuoti creativi presi
in prestito da altri modelli di successo, soprattutto il richiamo del faro
stile FZ6, e il posteriore dai terminali MVistici.
Poi c'è l'ingombrante fiancatone anteriore, stile Honda CBF 600, o
tuttalpiù, per rimanere in casa, V-Strom. Non mi piace.
E' il tempo di salire sulla sella e vedere come va questa motina.
La prima sensazione, da chi proviene da una (semi) carenata, e che manchi un
pezzo. Quel vuoto davanti mette un po' d'angoscia, ma le naked sono così,
tuttovento. La strumentazione, estremo margine anteriore prima del nulla, è
chiara, completa e funzionale. Forse un fondo chiaro del contagiri sarebbe
ancora più piacevole, ma il nero dona, e poi si sa, va su tutto. C'è anche
il contamarce, simpatico gadget la cui utilità ancora non mi esalta. La
fattura un po' povera del blocco strumentazione si farà perdonare dalla sua
inaspettata funzionalità aerodinamica.
Si parte. Bel borbottio corposo e profondo del motore al minimo che fa
sperare in ruggiti pro-autostima. Speranza vana, una volta presi un po' di
giri. un rumore civile e compresso esce dai terminali, laggiù nel fondo,
senza possibilità alcuna di rimirarne l'alito.
Il motore. Spinge bene fin dai bassi, qui la promessa è mantenuta più di
altre seicento di derivazione motoristica sportiva. Un po' di on-off offerto
dall'iniezione elettronica, ma bella grinta, ottimo allungo, sicuramente la
cosa migliore della moto.
La sensazione di leggerezza accompagna la guida. Una moto facile, docile,
quasi hondiana, rilassa e porta al pensiero vacuo, quello strano metodo zen
che ogni motociclista sperimenta suo malgrado, se e quando riesce a vincere
l'estasi narcisistica del posteggio da bar.
La ciclistica è sufficiente, meno sarebbe teoria. I freni, come il motore,
presi dai rimescoli della GSX, sono buoni, soprattutto l'anteriore. La
forcella, regolabile nel precarico, non è il massimo, ma senza esagerare fa
il suo sporco lavoro. Quello che non mi convince è il posteriore. Il mono,
dalla regolazione solo del precarico molla, va bene finché la strada è
liscia. Alle prime incertezze del tappeto d'asfalto si ribella e scocca
sferzate repentine e dure alla schiena. Per una moto del genere, che si
vorrebbe esibire sul tuttoincluso della città, forse è troppo.
La prova si conclude, sono riuscito nella mezz'ora a disposizione, a fare
anche una tiratina. Buone sensazioni di stabilità sul veloce e miracolosa
protettività del cupolino fantasma. Solo un po' d'aria sullo sterno, ma
nulla di importante che lascia fantasticare scorribande proibite nelle
dritte praterie autostradali.
Rimetto l'anima sulla mia vecchia e stanca Fazer, una pacca sul serbatoio e
la rassicuro: No, non ti cambio, almeno con quella ...
resoconto della prova della GSR 600, sperando che a qualcuno interessi.
La mattinata è fredda ma un tenero sole invernale invoglia a far finta di
essere già in primavera. Arrivato in concessionaria Suzuki, svolte le
formalità di rito, ci si presenta in tutta la sua novità la moto da provare.
Prima impressione, carina, ma meno attraente del book fotografico.
L'estetica lascia posto ad un tentativo di rimarginare vuoti creativi presi
in prestito da altri modelli di successo, soprattutto il richiamo del faro
stile FZ6, e il posteriore dai terminali MVistici.
Poi c'è l'ingombrante fiancatone anteriore, stile Honda CBF 600, o
tuttalpiù, per rimanere in casa, V-Strom. Non mi piace.
E' il tempo di salire sulla sella e vedere come va questa motina.
La prima sensazione, da chi proviene da una (semi) carenata, e che manchi un
pezzo. Quel vuoto davanti mette un po' d'angoscia, ma le naked sono così,
tuttovento. La strumentazione, estremo margine anteriore prima del nulla, è
chiara, completa e funzionale. Forse un fondo chiaro del contagiri sarebbe
ancora più piacevole, ma il nero dona, e poi si sa, va su tutto. C'è anche
il contamarce, simpatico gadget la cui utilità ancora non mi esalta. La
fattura un po' povera del blocco strumentazione si farà perdonare dalla sua
inaspettata funzionalità aerodinamica.
Si parte. Bel borbottio corposo e profondo del motore al minimo che fa
sperare in ruggiti pro-autostima. Speranza vana, una volta presi un po' di
giri. un rumore civile e compresso esce dai terminali, laggiù nel fondo,
senza possibilità alcuna di rimirarne l'alito.
Il motore. Spinge bene fin dai bassi, qui la promessa è mantenuta più di
altre seicento di derivazione motoristica sportiva. Un po' di on-off offerto
dall'iniezione elettronica, ma bella grinta, ottimo allungo, sicuramente la
cosa migliore della moto.
La sensazione di leggerezza accompagna la guida. Una moto facile, docile,
quasi hondiana, rilassa e porta al pensiero vacuo, quello strano metodo zen
che ogni motociclista sperimenta suo malgrado, se e quando riesce a vincere
l'estasi narcisistica del posteggio da bar.
La ciclistica è sufficiente, meno sarebbe teoria. I freni, come il motore,
presi dai rimescoli della GSX, sono buoni, soprattutto l'anteriore. La
forcella, regolabile nel precarico, non è il massimo, ma senza esagerare fa
il suo sporco lavoro. Quello che non mi convince è il posteriore. Il mono,
dalla regolazione solo del precarico molla, va bene finché la strada è
liscia. Alle prime incertezze del tappeto d'asfalto si ribella e scocca
sferzate repentine e dure alla schiena. Per una moto del genere, che si
vorrebbe esibire sul tuttoincluso della città, forse è troppo.
La prova si conclude, sono riuscito nella mezz'ora a disposizione, a fare
anche una tiratina. Buone sensazioni di stabilità sul veloce e miracolosa
protettività del cupolino fantasma. Solo un po' d'aria sullo sterno, ma
nulla di importante che lascia fantasticare scorribande proibite nelle
dritte praterie autostradali.
Rimetto l'anima sulla mia vecchia e stanca Fazer, una pacca sul serbatoio e
la rassicuro: No, non ti cambio, almeno con quella ...